Roberta Lanzino: una memoria che diventa impegno. Contro ogni violenza
Giosi Mancini, Vice Presidente dell’Associazione Casa di Rosa intervista Matilde Spadafora Lanzino la madre di Roberta. Roberta aveva diciannove anni quando fu violentata e uccisa il pomeriggio del 26 luglio 1988 mentre percorreva la vecchia statale a Falconara Albanese per raggiungere la casa di famiglia al mare. Due processi non sono serviti a individuare i responsabili dell'omicidio. La Fondazione voluta dai suoi genitori da 36 anni è al fianco delle donne vittime di violenza.
Intanto dal 24 Novembre ricordiamo che nelle sale e’ arrivato “Even ” il film liberamente ispirato alla vicenda di Roberta Lanzino, “In occasione della giornata dedicata alla violenza sulle donne, istituita dal 1999 , ho voluto rivolgermi a Matilde Spadafora Lanzino, mamma di Roberta, giovanissima vittima di femminicidio in Calabria , un crimine che non si è fermato e che dal 1988 continia a mietere vittime”.
1. Matilde lei ha reagito al dolore indicibile della perdita di Roberta sua figlia diciannovenne studentessa del Liceo Scorza di Cosenza , riuscendo a trasformare la tragedia terribile della violenza su Roberta in un urlo che ha unito le donne che in silenzio avevano subito violenza.
"Nonostante tutto dal sacrificio di Roberta è nata la speranza per le donne di una vita di libertà e di autodeterminazione. Il nostro certamente è stato per la Calabria e non soltanto per la Calabria, un messaggio di grande spessore educativo: di come, cioè, sia possibile far nascere dal deserto del male ricevuto, fiori di speranza e di solidarietà. Non ci siamo asserragliati nel nostro inesauribile dolore, che rimane indelebile ma privato, né abbiamo alimentato la serpe dell’odio e della vendetta."
2. Come spiega che la maggioranza dei femminicidi e delle violenze avviene in ambito familiare?
"Una premessa: Sicuramente all’interno della famiglia e comunque all’interno di relazioni, più o meno consolidate, si creano dinamiche conflittuali che se restano nell’ambito del confronto sono certamente normali. Questa, non è violenza: è normale gestione dei punti di vista. La violenza intrafamiliare del partner, nei confronti delle donne, nasce dalla convinzione , da parte del MASCHIO, di essere detentore di un potere di supremazia, che la sua mente considera precostituito e dovuto. La sacrosanta emancipazione femminile oggi, ha finalmente reso la donna più consapevole del suo valore, delle sue capacità, dei suo DIRITTI di parola, di libertà, di lavoro… ma una donna che “osa” mettersi alla pari, disturba l’uomo, che si era comodamente “seduto” sul suo podio. Il “re” è disorientato dinanzi a questo cambiamento, sente che “il trono” gli sfugge, si sente frustrato, e reagisce, con la violenza. Credendo così di affermare la sua forza senza accorgersi che invece, sta dimostrando tutta la sua debolezza."
3. Qual è la percentuale di femminicidi in Calabria rispetto al resto d'Italia ?
“Il trend percentuale di violenza di genere in Calabria è in linea con il resto d’Italia. In Calabria invece sale rispetto al resto dell’Italia, la violenza psicologica e verbale“
4. Dopo quasi quarant' anni di attività di lavoro della Fondazione intitolata a Roberta, cosa manca ancora a livello istituzionale? Bastano le leggi finora approvate?
"Le leggi sono importanti. Il problema è la loro applicazione ballerina. Ma questo dipende dal fatto che sul tema della Violenza di genere, manca ancora una cultura diffusa e convinta. Senza renderci conto, siamo ancora figli di stereotipi incrostati e difficili da estirpare e anche quando teoricamente e a parole ci dichiariamo contro la violenza di genere, in realtà si stenta a capire la specificità di questa violenza che è rivolta alla donna perché donna. È proprio una violenza di tipo razziale. Dunque le buone leggi sono necessarie, ma devono funzionare. Non sono pochi i casi di uomini violenti condannati agli arresti domiciliari che camminano liberamente; oppure sono “premiati” con sconti di pena inammissibili, se pure legali ..E capita anche di sentire sentenze, che almeno per come sono riportate dai media, fanno rabbrividire"
5. Ritiene che una diffusa rete di associazioni culturali vicine alla vita delle donne e dei nuclei familiari possa essere un deterrente alle centinaia di episodi di violenza di genere?
"Certamente. Una Rete di associazioni serve non solo per l’utilità concreta della protezione che offre alle donne e che si esplica in vari modi, ma la loro presenza è anche un deterrente che dice alle donne : NON SIETE SOLE” e agli uomini: ATTENZIONE: LE DONNE NON SONO PIÙ SOLE”
6.Matilde quali sono i maggiori ostacoli da superare per affermare negli uomini una sana cultura all'affetività?
"Ostacolo alla diffusione di una sana cultura tra i giovani e le giovani, è certamente il trend verso cui la società, nei suoi vari corpi essenziali, sta scivolando. Una società “liquida” che propone esempi e modelli più comodi, più attraenti e apparentemente più soddisfacenti. L’educazione dei giovani vive un declassamento generale. I cambiamenti, sia pure positivi, se non accompagnati e sostenuti con coerenza da interventi compensativi da parte dello stato (ad esempio: asili nido per tutti) spesso creano disorientamento, sofferenza, senso di abbandono. Noi abbiamo da subito individuato la questione del cambiamento culturale che deve partire fin dalla più tenera età ed è perciò che da 25 anni offriamo gratuitamente, alle scuole percorsi strutturati che sono diventati best pratices. Da questi nostri percorsi che si concludono con il solenne Giuranmento contro tutte le violenze, i nostri studenti escono con l’attestato di “Adolescenti testimoni di parità”
intervista di "Giosi Mancini"
www.fondazionerobertalanzino.it
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